Articoli di Giovanni Papini

1957


in "Gli inediti di Papini":
Bellezza
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXXII, fasc. 214, p. 3
Data: 8 settembre 1957


pag. 3




   La bellezza del corpo non è che bruttezza sopraffatta; bruttezza illuminata dall'amore altrui o dalla propria innocenza.
   La bellezza di per sè non esiste e l'antico la chiamava, con laconica verità, tacita frode. Le fattezze regolari, le proporzioni giuste, i colori della salute non sono la bellezza; danno piacere alla vista non infiammano l'anima.
   Nella perfezione ghiacciata delle statue ammiriamo il genio del modellatore più che il modello.
   La maggior parte delle donne sono sproporzionate e imperfette eppure sembrano belle a chi le desidera e l'apice della perfezione a chi l'ama. La bellezza è creata dall'amore come la bruttezza dall'odio: lo spirito trasfigura i corpi concentrandovi la luce o l'oscurità delle sue passioni. Il mostro della novella diventa un principe fiorente appena c'è chi ama il suo mostruoso ceffo. Non si ama l'amato perchè bello, ma sembra bello perchè si ama. Il riverbero dell'amore lo fa sembrar più bello anche agli altri, ed è veramente più bello, perchè sente d'essere amato. Ogni creatura è un boccio chiuso di grigia apparenza che il sole dell'amore fa fiorire in bellezza.
   L'anima non trasfigura soltanto i corpi altrui, ma anche quello dov'è rinchiusa. Ciascun di noi è lo scultore del proprio volto.
   La bruttezza esteriore è quasi sempre denunzia d'una bruttezza interiore. Viene da tristezza ingiusta o da tristizia ostinata. Non bisogna confondere la bruttezza colla deformità irriformabile: questa vien dalla nascita, l'altra dal carattere. Anche il deforme può essere illuminato dalla bontà fino al punto da far dimenticare la sua orrendezza, ma il brutto può diventare, col fulgore dell'innocenza e della santità, più bello dei belli. La bruttezza, come la vecchiaia, è una colpa e la vecchiaia, difatti, è anche brutta. Ma i bambini, perchè meno impuri, sembran tutti belli; e i santi, anche stronchi e disugati, risplendono di casta bellezza.
   La tua faccia è brutta perchè la tua anima è brutta. Riforma il tuo spirito e il tuo viso s'abbellirà. Ama: ama Dio, ama un eroe, ama gli uomini, ama la bellezza, ama l'amore, ama sempre e i tuoi occhi raggieranno e la bocca sorriderà e si spianeranno le pieghe e il colore si schiarirà: il tuo volto sarà scena di un miracolo.
   Scusabili, dunque, erano i greci quando confondevano, nel linguaggio e nel pensiero, bel-lezza e bontà: se il grave Aristotele gravemente scrisse che ai belli sta il comandare negli stati, è giusto, invece di sorridere, rammentarsi che intende i migliori. La bellezza perfetta, rara come la poesia, ha qualcosa in sè d'enigmatico e di terribile, come tutti i prodigi, e al primo apparire quasi spaventa, come cosa fuor dell'ordinario e d'eccessiva potenza sugli animie sui corpi. Sembra una meraviglia pericolosa, che non si vorrebbe toccare per non appannarla nè avvicinare per non esser dominati.
   Ma la bellezza nativa della carne giovane è di poca durata, perchè il desiderio, dopo averla adulata, la deflora, la guasta, la distrugge per sempre. Invece la bellezza che vien dal bene, la bellezza che riplasma dall'interno le forme, bellezza intellettuale, bellezza santa, illuminazione di bontà, riflesso d'amore, questa bellezza quasi divina, perchè conquistata dall'anima e non largita dal caso, non sfiorisce, non passa, ma tanto più s'accende quanto più si avvicina alla morte, quasi anticipazione della rifulgenza dei beati.


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