Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Homuncio
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 8, p. 3
Data: 9 gennaio 1955


pag. 3




   Tutti hanno conosciuto Homuncio, ma nessuno l'ha descritto. Occhi di ciuco poppante, orecchi a ventola, bocca a orlo di brocca, mento rientrato e in capo una parrucca nera di capelli corti e stanchi. I suoi vestiti avevano sempre il colore della mota secca o del fumo e non avevano mai nè colletti nè baveri. Le ampie tasche eran piene zeppe di pagine da lui strappate a diversi libri, le pagine dove poteva ritrovare i pensieri che più gli piacevano.
   A volte, nelle discussioni, ne tirava fuori un fascio e cercava rabbiosamente quella che facesse al caso suo in quel momento e appena trovata la leggeva ad alta voce con piglio e tono d'autorità come se dovesse bastar, quella lettura per abbattere l'avversario che osava contraddirlo.
   Aveva fondato, diceva, un sistema nuovo secondo il quale l'universo era l'opera di un dio che molto prima di terminare la creazione era impazzito e, dopo aver seguitato, nonostante il suo delirio, a creare, era morto prima che il mondo fosse compiuto e perfetto. Questa teoria, secondo Homuncio, spiegava molti strani fenomeni e molte misteriose antinomie, che possiamo osservare anche nel breve corso della vita. Soltanto un dio onnipossente, osservava Homuncio, poteva aver seminato l'infinito con gli innumerevoli fuochi erranti che son rivelati dai nostri telescopi, ma soltanto un pazzo poteva aver permesso un simile immenso e inutile sperpero di luce e di calore.
   Mi dicono ora che Homuncio sta consumando gli ultimi giorni della sua vita in un grande ospedale psichiatrico, dove continua ed ammaestrare i musi compagni intorno alla teologia da lui escogitata e si vanta di avere convertito alle sue dottrine perfino uno dei medici che pretendevano di guarirlo.


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